Savuci, marzo 2018. “L’ambizione dell’uomo si protende verso l’alto dei cieli, ma l’acqua, che comprende l’ordine delle cose, scorre verso valle” Proverbio cinese Fuoco, aria, acqua, terra: elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia. Il borgo di Savuci viene abbandonato nel 1971 a causa di un’alluvione, da allora è sospeso nel tempo. L’uomo è stato strappato via dall’acqua, combatte ancora oggi per riprendersi questi spazi. La sua presenza si riduce a tracce. Attraversare il borgo è un’esperienza spirituale. Gli elementi riempiono le case abbandonate. Dell’umanità ne è vuoto. Valentina Procopio scopre le cause che hanno portato all’abbandono del borgo, e sceglie il simbolo dell’elemento acqueo per rappresentare le proprie sensazioni. Il pieno e il vuoto si alternano, l’essere umano sparisce ma la sua traccia è innegabile. La sua esplorazione si traduce in un’estetica concettuale di apparizione e sparizione, un gioco d’alternanza di pieni e di vuoti, di presenze e di assenze, un lavoro che ci riconnette coi nostri simboli alchemici (il triangolo rovesciato), per recuperare ricordi dimenticati. (U. R.) Questo lavoro, questa residenza è stato realizzata su commissione in 48 ore. Due giorni per visitare e fotografare questo luogo, per immergermi nello spazio.