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Falling in Blue

Sto vagando da ore e il cambiamento climatico continuo lo fa sembrare un viaggio che dura da mesi, anni ormai. Mi trasporta in una spirale violenta che risucchia il mio tempo. Sembra tutto così dilatato. Una patina scivolosa mi separa dalla tangibilità degli oggetti reali. Ho perso la mia strada, non so più dove mi trovo. Devo tornare a casa. La mia casa. Ma dov’è? Ci sono dei pesci in una vasca sporca, sembrano immobili, come ipnotizzati. Animali che vivono nell’ignara serenità del pascolo. I resti di una civiltà malata, annientata dal progresso tecnico, e ricoperta dalla vegetazione. Non vedo nessuno da giorni… Il silenzio fa rumore dentro la mia testa. Vorrei rivedere il sole, ritrovare il mio sole. Le lancette scorrono veloci, ma non scandiscono il tempo, infrangono il vuoto come le onde, rinnovando di tanto in tanto la loro potenza. Vogliono comunicarmi qualcosa che non riesco a percepire, l’afferro per un attimo, ma sfugge subito. L’aria che respiro non è più la stessa, è vitrea come la distanza fra me e il mondo. Conviene aspettare ancora, attendere di trovare la strada, dopotutto non è male vivere così, mi piacciono questi colori, questa quiete. Riscopro l’importanza del tempo. Se esiste.

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